Sant'Antonio da Padova col Bambino Gesù Pasqualotto copertina

Sant’Antonio di Padova Bambino Gesù

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Una nuova scoperta. Costantino Pasqualotto, detto il Costantini (1681-1755)

FRANCESCO CARACCIOLO – Propongo in questa sede una nuova attribuzione, su base stilistica, di un dipinto a olio su tela di forma centinata (cioè ad arco a tutto sesto, il formato consueto di una pala d’altare) raffigurante “Sant’Antonio da Padova in estasi col Bambino Gesù (fig.1)”, un’opera assolutamente inedita che ho scovato recentemente in uno degli ambienti della foresteria di Villa Valmarana ai Nani, celebre soprattutto per gli affreschi dei Tiepolo, padre e figlio (a partire dal 1757).

Fig 1 Sant'Antonio da Padova col Bambino Gesù, attribuito a Costantino Pasqualotto (1681-1755), Villa Valmarana ai nani, Vicenza, Foresteria;
Fig. 1 Sant'Antonio da Padova col Bambino Gesù, attribuito a Costantino Pasqualotto (1681-1755), Villa Valmarana ai nani, Vicenza, Foresteria;

Da un’attenta analisi stilistica ed iconografica, stringente appare il confronto con la figura di S. Giovanni della Croce (fig.2) che campeggia al centro della grande pala, conservata a Vicenza presso la chiesa di San Marco, del pittore tardo barocco Costantino Pasqualotto (1681-1755).

Fig. 2 Visione di S. Giovanni della Croce, Costantino Pasqualotto, Vicenza, San Marco;
Fig. 2 Visione di S. Giovanni della Croce, Costantino Pasqualotto, Vicenza, San Marco;

La pala in questione non ha una provenienza certa se non altro perché è un dipinto scarsamente documentato e pochissimo studiato. Costantino Pasqualotto è stato, da un lato, un pittore molto conosciuto nell’ambito degli studi storico-artistici afferenti al patrimonio artistico vicentino, mentre, dall’altro, una personalità dagli esiti altalenanti, in bilico tra la produzione di pale d’altare di forte impatto scenografico e l’esecuzione di opere più provinciali, strette in un ambito cosiddetto di bottega. Nonostante la discontinuità dal punto di vista creativo, l’autore ha prodotto numerose opere soprattutto di soggetto sacro ed allegorico e si colloca nell’alveo della pittura rococò di matrice veneziana, trovando punti di contatto con la lezione dei grandi frescanti del ‘600 e del ‘700, tra i quali Sebastiano Ricci e Luca Giordano. Vicentino di nascita, egli lavora dapprima con il padre Giacinto, per poi mettersi in proprio come pittore e decoratore, lavorando nelle ville del vicentino ma anche nelle chiese di provincia dove ha realizzato numerosissime opere che non sempre hanno raggiunto l’eccellenza. Tra i suoi esiti migliori, la già citata pala con la “Visione di San Giovanni della Croce” (post 1735), la “Deposizione” della chiesa di San Giuliano e le stazioni della “Via Crucis”, proveniente dall’ormai scomparsa chiesa di San Biagio; sicuramente è stato il frescante più famoso del ‘700 a Vicenza prima del grande successo ottenuto da Giambattista Tiepolo nel 1757. I caratteri più precipui della sua pittura, riscontrabili sia negli affreschi che nei dipinti ad olio su tela, si connettono inizialmente al linguaggio figurativo di Francesco Maffei, esponente seicentesco del barocco nella città berica, per poi rivolgersi alle tonalità calde e avvolgenti di Antonio de Pieri, detto lo Zoppo, punto di riferimento fondamentale per la maturazione stilistica del Nostro: come già ribadito in precedenza, non sono estranee nella pittura del Pasqualotto altre componenti, che emergono a volte come un fiume sotterraneo: mi riferisco alla pittura bolognese del ‘600, ma soprattutto all’avvolgente leggerezza di Sebastiano Ricci e alla prorompente sensualità delle figure eseguite da Luca Giordano. A Villa Valmarana-Bressan Costantino ha realizzato il fregio con le “Storie di Giuseppe l’ebreo” , mentre nella chiesetta annessa alla villa stessa ha dipinto con un tocco mirabile le due figure di “San Francesco” e di “S. Antonio”. Pittore molto prolifico, egli ha prodotto tantissime opere per le chiese parrocchiali della provincia vicentina , tra cui quella di Longara (nel comune di Vicenza) con un ciclo di tele di soggetto allegorico e dottrinale (fig. 3).

Fig. 3 Allegoria della Fede, Pasqualotto, Parrocchiale di Ss. Filippo e Giacomo, Longara (VI);
Fig. 3 Allegoria della Fede, Pasqualotto, Parrocchiale di Ss. Filippo e Giacomo, Longara (VI);

Dopo un’attenta analisi del ductus pittorico e dei valori compositivi del quadro di Villa Valmarana, ho arguito che esso non si trattasse di una copia bensì di un dipinto autografo del Pasqualotto, il quale ha già raffigurato Sant’Antonio da Padova in altre occasioni, apportando sempre delle variazioni significative da una versione all’altra: basti ricordare l’affresco (fig. 4) della chiesetta di Villa Valmarana Bressan, in corrispondenza del presbiterio dove Costantino ha realizzato la figura del santo portoghese che rivela i consueti aspetti esecutivi tipici del pittore vicentino: la pennellata veloce e leggera, la minutezza del disegno e soprattutto i dettagli morfologici del naso all’insù, la bocca carnosa e minuta, le mani paffute e le dita lunghe e affusolate.

Fig. 4 Sant'Antonio, affresco, Pasqualotto, Chiesetta di S. Maria Assunta, Vigardolo (VI);
Fig. 4 Sant'Antonio, affresco, Pasqualotto, Chiesetta di S. Maria Assunta, Vigardolo (VI);

Nel dipinto di Villa Valmarana il Pasqualotto inserisce, in alto a destra, la visione di Gesù Bambino a cavalcioni di una nube vaporosa e materica che pare annulli la barriera tra la superficie dipinta e lo spazio del riguardante. Il santo (fig. 5), che indossa un saio marrone e molto svasato in basso, è affiancato anche da un elemento architettonico (un pilastro con delle modanature e una sottile cornice) che s’interrompe ad un certo punto per mezzo dell’apparizione del Bambino Gesù, con il giglio in mano, che cavalca la nuvoletta.

Fig. 5 particolare del Sant'Antonio (foto a colori) di Villa Valmarana ai Nani, Foresteria, attr. al Pasqualotto
Fig. 5 particolare del Sant'Antonio (foto a colori) di Villa Valmarana ai Nani, Foresteria, attr. al Pasqualotto

Sant’Antonio mostra un atteggiamento estatico ma teatrale allo stesso tempo mediante la sua posa contrassegnata dalla testa piegata, dagli occhi rivolti all’insù e dalla mano destra posata sul petto, mentre quella di sinistra afferra il braccino destro di Gesù Bambino. In conclusione, bisogna sottolineare che lo stato di conservazione dell’opera è precario, per cui si necessita di un intervento di restauro che ristabilisca la cromia originale, ora purtroppo compromessa dall’alterazione delle vernici e dagli effetti del tempo sulla pellicola pittorica.

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