tesori rupestri del Salento

Uno sguardo tra i tesori rupestri del Salento

Viaggi Culturali

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Uno sguardo tra i tesori rupestri del Salento

a cura di Alessandra Politi

” Sempre caro mi fu quest’ermo colle…” così recita una poesia del Leopardi, che ben ricorda, in questo momento di silenzio e di quiete, il mio paesello, coi suoi dolci declivi, ultime propaggini delle Murge salentine; le sue serre, le sue rocce “amare”, così definite dai nostri contadini, proprio per la loro durezza, che rende poco fruttiferi i terreni. Pianta secolare l’olivo, prima che le fosse inferto il duro attacco dalla famigerata xylella, ma sempre fiorente la macchia mediterranea, coi lecci, i corbezzoli, il ginepro rosso, il lentisco, l’erica, il profumato mirto, la ginestra e l’aromatico rosmarino.

Proprio in questo splendore della natura, su uno dei nostri terrazzi panoramici che si affacciano sui paesini sottostanti (parliamo di circa 175 Mt sul livello del mare) fu costruita nel XVI secolo la chiesetta da tutti gli abitanti del posto conosciuta come “Madonna della Serra”, che prende il nome dal rilievo su cui sorge e che si frappone fra i due paesi distanti a pochi km l’uno dall’altro : Ruffano e Supersano.

Furono gli aragonesi ad ergerne le piccole mura, dopo che Otranto era stata assediata dai Saraceni nel 1480. Proprio per questo motivo, infatti, la chiesetta si presenta esternamente con l’aspetto di una torre di avvistamento, tipico delle strutture fortificate.

All’epoca si prediligevano questi posti immersi nella pace del verde e del silenzio suggestivo e surreale, per costruire luoghi di culto, che fossero riparo per i viandanti, ricovero per i pellegrini, nel loro itinerario verso il santuario di Leuca, rifugio per i cacciatori.

La chiesetta fu dedicata a Maria SS. Assunta in cielo e fu elevata a santuario nel 1951.

Ogni anno, in aprile, la chiesa viene aperta a tutti i visitatori, in onore della celebrazione della Madonna della Serra, in modo che si possa ammirare il bellissimo pavimento in ceramica maiolicata, le volte a stella e soprattutto il noto affresco cinquecentesco raffigurante la “Madonna del Latte”, un’immagine della Vergine Maria, che sorregge il Bambino fra le sue braccia, per allattarlo.

Anche se le notizie storiche sulla chiesetta risultano alquanto frammentarie; sembra che questo dipinto murale sia stato tratto da quello più famoso della “Madonna col cuscino verde” di Andrea Solari (1470-1524).

Caratteristica di questo luogo, infatti, è la devozione con cui, in passato, le gestanti percorrevano in processione la stradina irta e tortuosa, immersa nella pineta, che dal paese giunge fino al santuario, per chiedere alla Vergine Madre l’abbondanza di latte.

Ancora oggi la tradizionale processione in onore della Madonna vede la partecipazione cospicua di sole donne.

L’opera non è stata attribuita a nessun autore, non siamo a conoscenza di chi possa trattarsi. A noi piace pensare che un artista errabondo, fermatosi dalle nostre parti, a cercare asilo, abbia tratto ispirazione da questi posti sperduti lungo una strada verso mete ignote e ci abbia lasciato un segno del suo passaggio.

Al centro, l’altare maggiore, di fattura molto semplice, è costituito da pilastri di pietra leccese, una pietra calcarea, tipicamente salentina, mentre lateralmente è disposta la statua della Madonna della Serra.

La parte più antica della struttura è quella posteriore, mentre la facciata e il piccolo campanile risalgono alla seconda metà del Settecento.

La chiesetta, infatti, fu ristrutturata nel 1648, per volere del principe di Ruffano Carlo Brancaccio e nel 2008 è stata rivalutata come Centro Visita e Museo naturalistico.

E adesso ridiscendiamo giù, come a rituffarci nella vita quotidiana, lontana da questo scorcio ameno di vita campestre e percorriamo il sentiero sconnesso e sassoso, fra rupi e fronde d’alberi, ghiande e querce, col sole che a tratti filtra fra i rami; viottolo contrassegnato dalle 14 tavole che rappresentano la Via Crucis e che ci conduce alla fine di questo percorso saturo di magia, fino alla Cappella della Madonna della Sanità, alle pendici della collinetta.

Lasciamo il profumo del bosco, dei muschi, degli aghi di pino che ricoprono lo steccato e davanti a noi la strada asfaltata che ci porta in paese, dormiente sotto il primo sole di questa sospirata primavera.

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