Frida Simona Giuffrida copertina

Un variopinto mondo interiore espresso su tela a Messina

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Intervista a Frida Simona Giuffrida a cura di Gianmichele Pavone

Frida Simona Giuffrida è nata a Messina nel 1977, talentuosa pittrice per passione è un avvocato, specializzata in diritto di famiglia e minori.
Dal 2013 al 2015 ha presieduto la sezione di Messina dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati (AIGA) e dal 2019 è Consigliere dell’Ordine degli Avvocati. Nel 2020 poi ha contribuito a costituire nella sua città una sezione dell’Unione Avvocati per la mediazione (UNAM), associazione di professionisti che sostengono e promuovono le metodologie consensuali quali modalità privilegiate di risoluzione dei conflitti interpersonali.
Collabora come docente in vari di corsi di alta formazione, master ed eventi formativi.

D. Quando hai sentito per la prima volta l’esigenza di esprimerti con la pittura e a quale emozione in particolare hai dato colore?

R. Intanto Ti ringrazio per avere voluto intervistarmi, non Ti nascondo un po’ di emozione e di imbarazzo. Ho sempre avuto la passione per l’arte, in ogni sua forma, ma mai avevo avuto il coraggio di esprimermi appieno. Durante il periodo del primo lockdown ho deciso, un po’ per noia e un po’ per curiosità, di acquistare on line tele e colori, sai quei percorsi guidati con i numeri. Ma ho capito presto che mi stavano stretti… così sono andata oltre…L’emozione a cui ho dato colore? Il bisogno di libertà.

D. Nella tua produzione affiorano echi impressionisti e tratti materici contemporanei che nel complesso rendono le tue opere fortemente espressive e mai banali. C’è stato, nel corso della tua formazione, qualche artista in particolare che ha condizionato le tue scelte artistiche?

R. Ho sempre amato gli impressionisti, specialmente Claude Monet del quale ho rivisitato le ninfee… infatti uno dei miei primi dipinti, al quale sono seguiti altri, è intitolato “le mie ninfee”. Non voglio assolutamente paragonarmi al grande impressionista ma è lui che ha inspirato la mia mano e la mia pancia.

D. Lavori a stretto contatto con conflitti interpersonali più o meno esacerbati che cerchi di comporre prediligendo – ove possibile – una definizione consensuale. C’è anche questo tra le pennellate vivaci, a tratti violente e variopinte ricomposte ad unità nei tuoi quadri?

R. Cerco di dare colore alla mia vita professionale, fatta di bianchi e neri e varie sfumature di grigio, di coprire le brutture che vedo, che sento e che ascolto, il dolore e la frustrazione delle persone e anche a volte la loro ottusaggine con qualcosa di vivo colorato e felice. Ma i colori sono sempre nella loro unicità mescolati insieme in equilibrio, forse per dimostrare che anche le diversità possono stare insieme.

D. Nei tuoi quadri spiccano quasi costantemente tutte le sfumature del blu e del verde: il primo è notoriamente il colore della calma e secondo gli psicologi pare che riesca ad avere effetti rilassanti e distensivi sulla mente, aiutando chiunque ne sia circondato a ritrovare il proprio equilibrio interiore; il verde invece richiama la natura, la fertilità, il rinnovamento e, di conseguenza, anche la speranza. Si tratta di un’esigenza comunicativa o di un auspicio del tutto personale?

R. Non c’è un motivo “razionale”, quando scelgo i colori per comporre qualcosa che non so nemmeno cosa diventerà, faccio silenzio dentro me, chiudo gli occhi e sento cosa vuole la mia anima e quasi sempre ricerca il verde prato, il blu prussia, il verde smeraldo e il turchese. Poi mischio con colori accesi come il fucsia il rosso e a volte il giallo. Credo che l’arte debba essere questo, esprimersi liberamente senza cercare un motivo che c’è sempre ma che scopro solo dopo avere finito. Mi è capitato di “interpretare” i miei stessi dipinti dopo averli finiti e di vederci qualcosa di altro, profondo ed intimo, quasi il mio inconscio mi stesse dando un messaggio. Mi è capitato in maniera quasi evidente con un dipinto che poi ho intitolato “Cauda pavonis” coda di pavone che nella filosofia ermetica simboleggia lo spiegamento dello spirito e l’evoluzione dell’animo.

D. Il tuo exploit artistico è stato sostenuto ed alimentato negli ultimi anni da decine di amici ed estimatori che hanno anche permesso ad un pubblico più vasto di conoscerti ed apprezzarti. Quali obiettivi ti prefiggi come artista nei prossimi anni?

R. Non ho obiettivi prefissati in realtà, per me dipingere è una esigenza interiore e sono felice se i miei dipinti diano emozioni anche ad una sola persona che li guarda, per ora solo sui social, ma mi piacerebbe che la matericità dei dipinti possa essere apprezzata dal vivo. Ecco il mio obiettivo è questo che chi sia interessato a “sentire” cosa esprimono i quadri possa farlo in presenza. Ho preso in affitto un piccolo deposito sotto casa dove mi rifuggo appena posso, vorrei diventasse, non solo per me, uno spazio di libertà e di bellezza. Vedremo… ma non ho fretta.

Frida Simona Giuffrida
Frida Simona Giuffrida opera
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