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RAFFAELLO A 500 ANNI DALLA SUA MORTE.
E’ LA SUA ARTE A NON MORIRE.
a cura di Antonio Benvenuto.
Nel Cinquecentesimo della Morte del grande genio del rinascimento, Raffaello Sanzio nato a Urbino e morto nella città eterna a soli 37 anni, vi è da pensare sulla caducità della vita.
Raffaello come tutti i geni rinascimentali era artista completo, pittore, scultore, architetto e poeta ineffabile.
Considerato uno dei grandi di tutti i tempi, la sua fama segnò una imprescindibile scia pittorica per tutti i successivi artisti che è durata per tutto il XIX secolo.
La sua arte fu vitale e importante per il linguaggio d’arte nei secoli, dando origine a una scuola di “maniera”.
Le sue opere sono segno inequivocabile della sua grandezza, diverso dai grandi del suo stesso periodo, possiamo affermare che non fu indagatore come Leonardo, né tanto meno profondo filosofo come Michelangelo, egli era volto alla bellezza, alla grazia, con uno spirito aperto e libero, pronto a far sue gli aspetti dell’Umanesimo.
Figlio d’arte e discepolo del Perugino, raggiunse vertici isperati, tanto che appena venticinquenne fu chiamato dal pontefice Giulio II, dietro il suggerimento del Bramante, per affrescare le stanze vaticane, che ben presto lo condussero alla grande fama di artista eccelso e sublime.
Il classico clima romano influenzò molto la sua arte, e dei classici suggerimenti seppe farne tesoro, egli tra i molti impegni seppe anche dedicarsi alle madonne e ai ritratti raggiungendo vertici artistici ineguagliabili specie per le pale d’Altare, quali per esempio la Madonna di Foligno nella quale Raffaello seppe trovare le due sfere religiose quella terrena e quella celeste, inserendo nel mezzo persino il paesaggio della città.
Non bisogna dimenticare che morì a soli 37 anni e la sua ultima opera La Trasfigurazione è un testamento spirituale, un testamento artistico per le future generazioni di artisti, un’opera che seppe far divenire umano un aspetto astratto quale è il tema della trasfigurazione.
A Raffello si deve l’aver ridato vita ai motivi decorativi romani che furono definiti a “grotteschi” che diventò la decorazione che dette completezza rinascimentale ad un artista modello, come modelli indimenticabili e sublimi furono le sue opere. Ancora oggi il suo modo di dipingere è un dettato figurativo che porta lo spirituale nel cuore e la bellezza negli occhi dei cittadini.
Oria, epoca del Coronavirus 2020.

