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TRANSIERUNT HINC EST HISTORIA
Montecastello, Alessandria.
di Luca Nava
Alcuni luoghi risultano ad uno sguardo oggettivo maggiormente rappresentativi di altri nella restituzione in fatti documentati, ma anche a livello emotivo della storia che li ha interessati e che, sviluppando quel senso di appartenenza che solo la conoscenza e la consapevolezza sanno dare, si è in grado di apprezzare e attribuirne l’aspetto di carico valoriale riconosciuto su basi concrete o semplicemente individuale su base empatica.
Che si voglia adottare un approccio piuttosto che un altro, la suggestione resta un elemento irrinunciabile al fine di godere di quell’esperienza capace di prendere per mano lo spirito assetato di suggestioni, cosi da assaporare il profumo, il gusto, i rumori di un tempo passato, quasi con procedere sinestetico di richiamo continuo, volto a completare quella esperienza fatta di aneddoti, documenti, scorci e che diviene patrimonio della memoria, luogo da preservare, obolo simbolico di un passato che fu e di un presente che lo racconta.

A colui che giunge a Montecastello, l’antico Ponziano, si apre la superba visione di un castello su cui svetta l’altissima torre, di proprietà della famiglia Ghidini di Palazzolo sull’Oglio.
Alla base del rilievo che ospita la struttura scorre il Tanaro, proprio dove le colline del Monferrato vengono a incuneare le loro propaggini proprio fra il Tanaro stesso e il Po.
Distante una dozzina di chilometri da Alessandria, questo antico maniero incute ancor oggi rispetto e ammirazione per gli eventi di cui fu testimone, vide il passaggio di cavalieri, principi e regine, ospitò nei secoli i Visconti, gli Sforza, i Savoia, truppe di Spagna, Germania, Guascogna e Borgogna.
Più tardi, nel Rinascimento fu dimora delle famiglie Bellingeri di Pavia e Stampa di Milano, insieme con Garrone Arnaboldi ai quali si deve l’ultimo consistente restauro ed il richiamo al vero splendore.
Di natali in età addirittura romana per questa fortificazione, le sostanziali modifiche accertabili oggi risalgono al XII secolo quando divenne residenza fortificata medievale.
L’accesso attuale avviene tramite un arco in muratura che andò a sostituire il ponte levatoio di passaggio al fossato perimetrale.
Il nucleo più antico è quello a cui appartiene la torre centrale massiccia, in cotto, a cui si aggiunsero nei secoli una cinta di robuste mura protetta da due torri bertesche a sud e a quattro torrioni con merlature ai quattro angoli.
Nell’anno 1455, quando i marchesi Stampa, signori di Trumello, ricevettero in feudo la terra e la riocca di Montecastello, con il titolo comitale di Baroni, vi erano solo la torre e la cinta muraria.
A memoria di questa famiglia rimane nella gran torre, a nord della rocca, il loro stemma Primitivo” “MAXIMILIANUS STAMPA BARO MONTECASTRI”, che fa di rimando al motto inciso sulla volta del salone di Cristiano Stampa-Leyva “SOLA VINCAM CLEMENTIA” nonché’ lo stesso sul portone d’entrata.
E’ nel XVIII che il castello assunse la nuova veste corrispondente a quella attuale, mantenendo lo schema originario; vennero aggiunti nei secoli successivi ingrandimenti del corpo centrale che consentirono poi di integrare salone d’onore, ed una sala con copertura a volta ad ombrello, poi piani sovrapposti e destinazioni d’uso diverse, terrazze, scale balaustrate marmoree e ringhiere in ferro battuto stile liberty, un pozzo di quaranta metri e una cappella privata con divisione degli ambienti per le funzioni assistite dai nobili o dalla servitù.
Nella cappella eretta nel 1739, il cui altare è dedicato a S. Carlo, reca la pala settecentesca in cornice barocca rappresentante il santo, con uno stile ancora vicino a quello contro riformato.
Sono presenti messali di metà ‘700, un ricco corredo di paramenti e piviali della stessa epoca, sottoposti a tutela ministeriale e una via crucis completa in incisione acquarellata settecentesca, invero poco ben conservata per l’umidita presente.

All’Interno la memoria è ravvivata continuamente de oggetti d’epoca come incensieri argentei, o vesti di seta che chiassa’ quale dama avrà’ indossato, sedili intarsiati, araldica diffusa e preziosità d’ogni genere che testimoniano le vicende della storia più recente con documentazione e attestazione del passaggio di personaggi come Alessandro Manzoni, Cesare Cantu, Vittorio Emanuele di Savoia.
Dalle cantine, passando per le antiche prigioni si giunge al piano nobile in cui il trionfo barocco e roccocò si fa palese e continua ai piani alti della torre.
Un luogo forse poco noto, ma paradigmatico della realtà’ italiana cosi diffusa che merita di essere rivisitata per acquisire più coscienza dei ruolo che nella storia hanno avuto coloro che sui libri occupano ruolo secondi attori ma che secondi non sono a nessuno.

