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LA PASSIONE DI CRISTO NELL’ARTE
di Alessandra Politi
“Ecco l’uomo” : nel vangelo di Giovanni, con questa frase, Ponzio Pilato, governatore romano della Giudea, presenta alla folla il Cristo flagellato e coronato di spine.
In quel preciso momento Cristo è un uomo dal corpo coperto di piaghe e ferite sanguinanti e dal volto tumefatto e sfigurato dal dolore: un prigioniero, che sta per essere crocefisso, ingiustamente.
Quanto turbamento, nei secoli, ha provocato questo drammatico episodio evangelico e quanti artisti si sono ispirati ad esso per produrre opere di grande impegno e valore! Da Raffaello a Michelangelo, da Giotto al Mantegna, da Solari a Rubens, da Correggio ad Antonello da Messina, da Tiziano Vecellio al Caravaggio, da Leonardo al Guercino, fino al nostro Massimo Ricchiuto: potremmo citare una lunga sfilza di grandi maestri della pittura e della scultura che hanno rappresentato gli ultimi momenti della vita di Gesù, trasformando il grande mistero della sua Passione in immortali opere d’arte.
L’Ultima cena di Leonardo da Vinci, dipinta tra il 1494 e il 1499, è un capolavoro che ritrae Gesù insieme ai suoi Apostoli intorno alla tavola imbandita per la cena, la sera prima che fosse catturato e arrestato, quella sera in cui pronunciò la frase che lasciò tutti sgomenti, in quel frangente e poi nei secoli a venire “Uno di voi mi tradirà”.
Cattura di Cristo di Caravaggio, dipinto del 1602 che raffigura il momento in cui Gesù di Nazareth viene bloccato da Giuda e consegnato alle guardie, quindi il momento del tradimento, nell’inconfondibile chiaroscuro dell’artista, che lascia intravedere solo le figure principali, illuminate da una fonte di luce esterna.
Cristo davanti a Caifa di Giotto, affresco conservato nella cappella degli Scrovegni di Padova. La scena mostra Gesù in casa di Caifa, il sommo sacerdote che si strappa la veste dal petto, mentre un armigero alza la mano per colpire il figlio di Dio.
Cristo morto di Andrea Mantegna, uno dei dipinti più famosi di questo artista, realizzato fra il 1475 e il 1478, celebre soprattutto per l’innovativo scorcio prospettico del corpo di Cristo disteso, che porta l’osservatore a guardarlo partendo dai piedi, i quali, se non fossero stati abilmente ritratti dall’artista di dimensioni più piccole rispetto alle proporzioni del corpo, sarebbero diventati il primo piano di un dipinto che trasuda solennità e lacrime, le stesse che versa la Vergine Maria accanto al corpo morto del figlio, coperto appena solo da un sudario.
La Pietà di Michelangelo, da ammirare nella celeberrima basilica di San Pietro, in Vaticano. La bellissima scultura marmorea fu realizzata tra il 1497 e il 1499 da un Michelangelo poco più che ventenne. E’ considerata tra i più grandi capolavori artistici di tutti i tempi, per quanta emozione viene espressa con estrema naturalezza, per il doloroso e potente sentimento di pietà e commozione della Madre che tiene sulle sue gambe il corpo morto del Figlio.
Crocifissione di Antonello da Messina, opera risalente al 1475, costruita in sezione aurea e raffigurante la croce di Cristo al centro della composizione e, ai suoi piedi, Maria e Giovanni, raccolti nel loro composto e silenzioso dolore.
Ecce Homo, di Massimo Ricchiuto, pittore contemporaneo che nel 2019 porta su legno un disegno inizialmente realizzato su cartoncino, a matita. Un disegno in cui si contempla il volto di Cristo coronato di spine, espressione dello smarrimento di tutti gli uomini. Un quadro descrittivo che ci fa vivere il terribile momento della flagellazione, fermo negli occhi sofferenti di chi comprende che l’umanità ha ancora bisogno di tanta strada per salvarsi.
E ancora oggi, a 2000 anni di distanza, quelle grida “A morte! Crocifiggetelo!” e la sua pelle a brandelli e il suo sangue che schizza al suolo, il suo dorso lacerato e i suoi lamenti soffocati e sopraffatti dal tumulto della plebaglia e dei farisei, il sibilo della frusta e le imprecazioni dei carnefici e quel dolore muto e accorato di una Madre, che nulla può davanti alla volontà del Padre, non giungono forse ancora fino a noi? Portati da chi quella corona di rami spinosi intrecciati, conficcati sulla fronte e sulla nuca di un Uomo, ha voluto indossarla, per provare a capire cosa si prova a sentire il sangue scendere sugli occhi, insieme agli sputi di chi lo aveva incoronato, gridando : “Ave Re dei Giudei!”.

