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“L’uso dell’arte per ridefinire il valore dell’ideale umanitario: il caso della Magna Grecia”
di Sofia Skleida
Il grande drammaturgo inglese William Shakespeare disse: “Lo scopo dell’arte è dare forma alla vita”. La Magna Grecia è il magnifico esempio in cui l’arte è stata in grado, non solo di dare forma e sostanza alla propria vita, ma possiamo dire che è stata la forza trainante e miracolosa, la forza che ha portato le comunità elleniche in Italia ad eccellere e conservare gli elementi fondamentali e inestimabili della loro cultura: la lingua, la religione, i valori tradizionali, l’ identità nazionale, lo spirito umanistico.
Secondo il grande filosofo, Emil Sioran, “Se la patria di ogni persona è la sua lingua, allora nella vicina Italia c’è un piccolo numero di persone la cui patria è la lingua greca”. Sappiamo che oggi queste persone si dividono in due aree geografiche, il Salento della Puglia e la Calabria. Se andiamo oltre le teorie antropologiche e linguistiche che contestano la loro origine e l’idioma greco, il grico, che è parlato in queste zone fino ad oggi, troveremo una verità evidente: che provengano dalle colonie greche dell’antichità o dalle colonie dell’epoca bizantina, queste persone parlano da più di mille, forse tremila anni, la lingua greca.
La tradizione è l’arca che ha conservato la cultura bizantina e il meglio della cultura della Magna Grecia ai pochi abitanti primitivi della Bassa Italia. Un gran numero di usi e costumi, diversi da quelli religiosi, seguono l’uomo nel ciclo della vita, dalla nascita alla morte. Sono questi usi e costumi che lo rendono diverso dagli abitanti del resto d’Italia.
È un dato di fatto che molti popoli stranieri sono passati per il sud italiano, ma nessuno è stato in grado di assimilarli, sottrarli alle loro abitudini o imporne altri propri, perché semplicemente loro stessi sono rimasti fedeli ai propri e hanno ignorato altri costume e usanze. Poiché queste persone, in entrambe le aree, erano orgogliose della loro origine, sapevano cosa volevano e cosa erano esattamente.
Nel caso dei Greci della Bassa Italia, il folklore colma le lacune della storia, aiutandoci a capire meglio queste persone che, orgogliose della loro origine, ammettono oggi: “abbiamo lo stesso sangue e parliamo la stessa lingua”.
Nel ricco materiale folcloristico, che presenta questo popolo con un ricco patrimonio culturale e artistico, il culto popolare è l’elemento essenziale del materiale non scritto che unisce il passato di questo popolo con la Grecia, da dove è partito secoli fa, portando con sé valori morali indistruttibili.
In questo materiale tradizionale, tramandato di generazione in generazione ai pochi discendenti delle prime colonie della Magna Grecia e di Bisanzio, fondano la loro autonomia insieme alla loro cultura umanistica.
Τoponimi, canti, proverbi, usi e costumi, arte popolare di ogni genere, dialetto, si intrecciano con questi ricordi e creano il tessuto colorato della cultura popolare, che è il residuo di un’altra, molto più grande, come testimoniano i propri documenti orali. È una piccola Grecia nell’ ambito di un’ altra Grande. I greci della Bassa Italia, facendo sempre affidamento sul potere del loro patrimonio folcloristico, trovarono un modo per difendersi sostenendo un’identità che non poteva essere inghiottita dall’avidità dei loro nemici.

