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I MILLE VOLTI DEL GENIO DA VINCI O SOLTANTO LEONARDO?
di Alessandra Politi
C’è un solo Leonardo Da Vinci o mille volti dello stesso genio?
E quando un uomo è geniale, è possibile anche solo cercare una risposta definitiva? Catalogarlo? Racchiuderlo in un dogma? O sarebbe forse preferibile lasciarlo libero, come quegli uccelli di cui tanto studiò il volo?
Poteva avere, costui, un unico volto? Una sola indole? O restare fedele a una qualsiasi di queste cose, senza mai cambiare idea, direzione, pensiero?
A questo punto sarebbe il caso di dire: “la risposta soffia nel vento” e affidarla quindi all’entità più libera che c’è, all’aria, al movimento, allo spostamento: raffica e carezza.
Pittore, architetto, scultore, disegnatore, scenografo, matematico, anatomista, ingegnere, progettista, scienziato, inventore, filosofo, una delle menti più illustri del genere umano, uomo d’ingegno e talento universali, eppure si definiva “Omo sanza lettere” per la sua scarsa conoscenza del greco e del latino e certo questo non gli impedì di dedicarsi anche alla geologia (fu il primo a studiare i fossili e le conchiglie), all’astronomia (ebbe intuizioni fondamentali sul calore del Sole e sullo scintillio delle Stelle, sulla Luna e sulle leggi di Gravitazione), alla botanica (fu il primo a comprendere che le foglie sono disposte sui rami non per caso, ma in base a leggi matematiche).
In qualsiasi campo egli si cimentò, basò ogni sua conoscenza sull’osservazione diretta della natura, che fu costantemente sua maestra, insieme all’esperienza, che “niente falla”. Egli divenne interprete della natura, con la sua inesauribile sete di conoscenza, il suo acume raro e un’insuperabile capacità di attenzione visiva, di introspezione degli stati d’animo, tradotti poi in opere dalla singolare bellezza e ricchezza espressiva.
Leonardo esplorò ogni cosa, ma più di tutto esplorò l’uomo: macchina perfetta ma ben più complicata di qualsiasi altra macchina fatta solo di ingranaggi. Per poter dipingere l’uomo così bene, doveva osservarlo in tutte le sue forme, studiarlo, sezionarlo, scoprirne la linfa vitale, sapere come si muovono cuore e cervello, come agiscono e a cosa reagiscono.
Quindi Leonardo era calato in un’odissea continua! Quella di un uomo mai stanco di interrogarsi, sempre sospinto all’arrembaggio dal suo temperamento critico e investigativo. Una personalità forte, complessa, non incline all’osservanza di nessun dogma prestabilito, un uomo che la verità la ricercava, sperimentandola, sempre mosso dalla brama di sapere e tuttavia un uomo in carne e ossa, a cui il titolo di genio resta un omaggio eterno ai suoi molteplici aspetti.
Così il mito di Leonardo, cominciato nel 1939 si protrae fino ai nostri giorni e arriva su Rai Uno, in prima serata, nella serie TV che lo vuole protagonista e da lui prende il titolo, fra fiction e storia, tra invenzione e realtà, in una ricostruzione poco fedele ai fatti e molto proiettata ad esaudire la curiosità e le aspettative del grande pubblico, ottenendo un boom di ascolti.
Resta il fatto che Leonardo Da Vinci non è mai stato arrestato e processato per omicidio, l’unico arresto che subì fu all’età di 24 anni per sodomia, accusa dalla quale fu anche prosciolto.
Aidan Turner, conturbante e fascinoso, interpreta un Leonardo che spesso ci appare un garzone dai modi grossolani, in giro per le corti e che non ha nulla dell’eleganza con cui, invece, il Vasari ci descrive sempre il giovane e raffinato Leonardo. L’artista si trasforma quasi in uno sprovveduto, a tratti spaventato e insicuro, vittima di una maledizione che incombe su di lui sin dalla nascita.
Diventa il Maestro che si lascia irretire dai potenti signori dell’epoca e sottostà alle loro richieste, mentre Leonardo era di un’intelligenza spiccata e brillante e non stava al gioco dei potenti. Abbiamo anche assistito a un Leonardo che davanti a un’intera corte bacia con passione un uomo, quando poi, a quei tempi, erano previste, oltre al carcere, pene addirittura severissime per atti di sodomia in privato, figuriamoci in un luogo pubblico!
Non certo in secondo piano la bella Matilda De Angelis, nel ruolo della fantomatica Caterina Da Cremona, perennemente giovane, anche quando gli anni passano e Leonardo comincia ad invecchiare: lei resta una ragazzina dalla bellezza sempre in fiore! Non sappiamo se sia un personaggio realmente esistito, si ha notizia di una relazione che Leonardo ebbe con una cortigiana, ma non si conoscono dettagli precisi in merito, come del resto su tutta la sua vita privata e sentimentale. L’indefinito e il mistero, com’è giusto che sia per il pittore del sorriso più enigmatico che conosciamo, sono gli elementi cardine e i tratti più celebri del grande genio.
Così assistiamo ad un Leonardo Da Vinci demitizzato e come snaturato: impossibile non notare il distacco dalla biografia autentica e tacerlo.
Questo mio piccolo contributo è solo un tentativo di rendere giustizia a un personaggio meritevole di lodi sicuramente migliori e maggiori, di uno studio più approfondito e di un’interpretazione più veritiera e corretta della sua vita e della sua opera, che poteva anche lasciare spazio alla creatività della regia e della sceneggiatura, ma sempre restando umile serva della Storia, con la S maiuscola.
Nonostante io riesca perfettamente a capire che il popolo della prima serata, stanco delle disastrose condizioni in cui versa e della giornata lavorativa finalmente conclusa, ammesso che sia stato fortunato ad averla, complice il divano, il lockdown, il coprifuoco, l’ultima coda dell’inverno, si crogiola davanti alla TV e si gode lo spettacolo di una bella storia d’amore, in cui il giallo e il rosa la fanno da padroni, visto che siamo nel girone dei colori, mi sembra doveroso ricordare che, realmente, la storia è andata diversamente.
Buon finale a tutti!

