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Intervista a Claudio Verganti a cura di Gianmichele Pavone

Claudio Verganti è nato a Cuvio (VA) e dopo aver vissuto tra Milano e Buenos Aires, attualmente ha deciso di risiedere e lavorare ad Ostuni.
La sua produzione può essere collocata nell’astrattismo novecentesco e la sua cifra stilistica è caratterizzata da una sperimentazione che lo porta ad impiegare materiali di vario venere (plastica, bitume, pezzi di giornale e polveri) mescolati ed impastati con i colori ad olio. Il tratto della sua volontà creativa solca con forza la superficie materica della tela e la graffia nel tentativo di far emergere l’energia vitale celata al di sotto degli strati di colore.
Quando è nata la passione per la pittura e quali sono state le tue prime creazioni artistiche?
Da bambino osservavo e seguivo spesso mio padre che dipingeva, nei fine settimana quando non aveva impegni di lavoro e d’estate nel periodo delle vacanze, in casa ed anche “en plein air”, da buon pittore dilettante.
Piano piano ho cercato di imitarlo (avevo sette o otto anni) nel fare disegni e successivamente anche quadretti ad olio su piccole tele che mi passava mio padre, anche, pare, con discreti risultati.
Poi, da ragazzo, ho abbandonato la pittura su tela, che allora mi sembrava troppo impegnativa, ma anch’io nel tempo libero, mi sono dedicato a realizzare disegni su carta a matita e con pastelli a cera; inoltre ho iniziato a frequentare spesso mostre di pittura e gallerie d’arte, passione anche questa trasmessami da mio padre.
Successivamente, ormai da adulto, ho iniziato a dipingere quadri su tela con colori ad olio. Un giorno, per caso ho conosciuto un artista, abbiamo poi cominciato a frequentarci ed è divenuto poi mio amico; Gaetano, così si chiama, mi ha proposto di andare a dipingere nel suo studio e così dopo poco tempo, in concomitanza della cessione dell’impresa familiare in cui ero inserito, ho ritenuto di lasciare il lavoro per dedicarmi a tempo pieno alla pittura.
Nella tua produzione affiorano tratti e colori molto diversi fra loro e nel complesso del tutto originali. C’è stato, però, qualche artista in particolare al quale tu ti sia ispirato nel corso della tua formazione?
Per quanto riguarda la realizzazione attuale delle mie opere devo dire che, poiché dipingo in maniera gestuale, non so mai quale sarà, sia ciò che esprimerò nel dipinto, sia i colori che utilizzerò per l’esecuzione dello stesso, ma tutto si rispecchierà nel mio stato d’animo e nell’emozione del momento mentre osservo la tela bianca che ho davanti.
Ritengo di non avere alcun artista specifico che può avermi influenzato nella realizzazione del mio lavoro però, sicuramente, visto che per anni ho seguito svariati pittori che amavo, soprattutto artisti italiani degli anni ‘60/’70 qualche influenza, inconsciamente, mi sia rimasta dentro ed ogni tanto mi rendo conto che, involontariamente, emerga nei miei quadri.


Quali criteri adotti nella selezione dei materiali che mescoli per creare i tuoi quadri?
Il mio lavoro deriva da una continua sperimentazione e pertanto, a seconda dei periodi, utilizzo materiali diversi che ritengo, in quel momento, mi permettano di realizzare quello che voglio esprimere nel quadro; sempre, però, i colori base che utilizzo sono quelli ad olio.
Sei stato citato in numerose pubblicazioni di settore (ricordo, in particolare, l’Annuario Artisti 2021 della Mondadori Editore e l’Atlante dell’Arte Contemporanea 2021 edito da De Agostini) ma soprattutto hai esposto i tuoi quadri in tantissime città. Di quale mostra vai più orgoglioso?
Ho partecipato a mostre personali, che mi sono state organizzate sia a Milano che in diverse località italiane, sia collettive in varie parti del Paese ed all’estero ed ho cercato di selezionare le manifestazioni che potessero essere sufficientemente gratificanti.
Comunque la partecipazione ad una mostra che mi ha particolarmente inorgoglito è stata quella dove un mio quadro è stato esposto a Torino nel Palazzo delle Esposizioni, Sala Nervi, nell’ambito della 54a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nell’anno 2012.


Nel corso degli anni le tue opere hanno subito un’evoluzione evidente, condizionata da una sensibilità che è cambiata nel tempo e da una maturazione interiore che ti ha portato ad essere l’uomo di oggi. Come vedi l’artista Verganti nel futuro?
Nel tempo il mio lavoro è un po’ mutato ed ho cercato, man mano che passavano gli anni, di sintetizzare sempre più la stesura di quello che volevo esprimere nei quadri riuscendo, a mio parere e secondo il mio gusto, a rendere le opere, togliendo tutto il superfluo, più vicine a quello che volevo e voglio rappresentare.
Per quanto riguarda il futuro, “beh” sono convinto che continuerò a dipingere esprimendo quello che sento e che mi trasmetta emozioni, senza pretendere risultati migliori di quelli attuali ma che mi diano soddisfazione e che contribuiscano alla mia realizzazione interiore.

