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L’AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE : DANTE E BEATRICE L’ INCONTRO TRA LETTERATURA E ARTE
di Alessandra Politi
Un amore lungo più di settecento anni.Ebbene si, il 2021 è l’anno in cui si celebra il settecentenario dalla morte del Sommo Poeta, Dante Alighieri, un poeta che ci lascia un messaggio cosmico di felicità nell’accordo che la nostra vita dovrebbe trovare con la sinfonia del cielo, dei pianeti, delle stelle. Stelle che ritornano per ben 56 volte nella sua Commedia e con le quali chiude le tre cantiche, stelle amiche, volti familiari, benevoli, sguardi che ci guardano e ci sorridono da lassù. Saluti che ricambiano il nostro saluto. Proprio come lo sguardo d’amore e l’ultimo sorriso che l’amata Beatrice rivolgerà a Dante negli ultimi versi del “divin canto”.
Beatrice: il tallone d’Achille di Dante. Beatrice: il mezzo per raggiungere Dio. Beatrice: la guida, la salvezza, la liberazione, e tutto per svelare con ben 700 anni di anticipo un concetto così nuovo, così moderno, così attuale, quello dell’amore vero che libera.“Tu m’hai di servo tratto a libertate” : tu, da servo, mi hai reso libero!
Senza Beatrice non ci sarebbe stato nessun Paradiso per Dante e forse nessuna Divina Commedia. A lei il poeta rivolge parole bellissime, parole immortali, che noi ancora accarezziamo, come fossero talismani disposti a proteggerci lungo il nostro percorso : “Quivi la donna mia vid’o sì lieta, come nel lume di quel ciel si mise, che più lucente se ne fè ‘l pianeta”.
E pensare che tutto ebbe inizio con uno sguardo, un semplice sguardo di due bambini, alla tenera età di nove anni. Uno sguardo che si ripetè nove anni dopo, fra due fanciulli, sguardo che, non dimentichiamolo, nel Medioevo era il mezzo più potente attraverso cui giungere al rapimento, alla fascinazione, all’incantesimo dell’innamoramento.
E dove avvenne questo primo incontro di sguardi, emblema della storia universale di un amore che non conosce tempo?

Nella chiesetta a pochi metri dall’abitazione di Dante, in un piccolo borgo del centro storico della bella Firenze, in quella che fu battezzata e ancora oggi è nota come La chiesa di Dante e Beatrice, vale a dire la Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, una piccola cappella situata nell’omonima via, testimone per secoli di un amore soltanto desiderato, sublimato, ma mai pienamente realizzato.
Qui il poeta incontrò Beatrice Portinari e qui pare, ma non ne abbiamo l’assoluta certezza che si trovino le sue spoglie. Nonostante innumerevoli dubbi a tal proposito (infatti è più probabile che il sepolcro della donna sia all’interno della tomba della famiglia del marito Bardi, nel chiostro di Santa Croce) la tomba di Beatrice è qui diventata meta di pellegrinaggi di tanti dantisti appassionati, di curiosi avidi di scattare una foto al luogo di sepoltura della famosa “tanto gentile e tanto onesta”, di giovani che lasciano bigliettini di preghiera per la sospirata conquista di un amore desiderato o di un amore perduto.
Così storia e passione si incontrano fra le arcate di questa struttura risalente all’anno mille e divenuta solo 1353 patronato della famiglia Cerchi.
Qui il famoso lampadario, oggetto di paragone con Beatrice, troneggia sull’altare maggiore, in pietra, dove ammiriamo la pala della Madonna in trono con le sante Lucia, Margherita, Agnese e Caterina.
Il mondo dell’arte ha dato grande valore a quest’ incontro e alla figura di questa donna così amata, ritratta spesso in veste candida, bianca, come si ritrae un angelo, una creatura divina, di contro alla tunica rossa, l’inconfondibile toga che da sempre contraddistingue Dante.
Egli viene costantemente rappresentato in atteggiamento di riverenza verso la sua dama, leggermente inchinato, in segno di fedeltà, di sottomissione, di rispetto e come in fervida ma composta attesa del suo saluto.Ricordiamo artisti come Raffaello Sorbi (Firenze 1844), Lorenzo Vallès (Madrid 1831), Raffaele Giannetti (Imperia 1837), Dante Gabriel Rossetti (Londra 1828), Henry Holiday (Londra 1839), Odilon Redon (Bordeaux 1840) e molti altri ancora, che con le loro opere ci hanno tramandato la descrizione di quella forza cinetica, incontrollabile, che si scatena in Dante alla vista della sua Beatrice.
L’arte, col suo punto di vista privilegiato, coglie la magia di questo momento, l’emozione, il turbamento e ce li restituisce in diverse sfumature: dopo settecento anni ci fa ancora leggere fra le pennellate e le tecniche del colore, l’amore intenso, che si muove tra sogno e realtà, sempre sul ciglio della purezza, mai percorso da passione accesa e infuocata, eppure non per questo meno passionale. Un amore che non teme la distanza, la separazione e nemmeno la morte.
Un amore che educa i nostri sentimenti. E l’astro di Dante risplende ancora, il più luminoso di tutti.Dante e Beatrice incontro tra letteratura ed Arte

