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Artisti Indimenticabili: DI CASTRI GIUSEPPE
di Benvenuto Antonio
DI CASTRI GIUSEPPE, artista nato a Francavilla Fontana (Brindisi) nella metà del XX secolo e morto nel 2021. Pittore autoformatosi, ha assorbito nel suo carattere pittorico, lo studio delle figure, quello della natura e del paesaggio, ha studiato le tradizioni popolari meridionali ed è pervenuto all’arte tradizionalmente classica, senza trucchi cromatici, in cui esprime tutto il valore del colore reale
Come artista, ha prediletto i luoghi della sua infanzia, divenuti comuni soggetti a carattere locale. Il tipico paesaggio del Sud, assolato e luminoso, potremmo dire il paesaggio del suo luogo natio: Francavilla Fontana.
Egli, con la sua arte, ha rappresentato l’uomo e il suo ambiente, selezionati, esaminati, studiati, e scenograficamente illustrati, filtrati dalla luce mattutina o pomeridiana, paesaggi a volte aridi e a volte ubertosi, apparentemente insignificanti, ma che divengono allegri, rudenti e poetici con la sua bella tavolozza.
Giuseppe, pittore dalle indubbie qualità, è stato capace di parlare con l’arte sempre in evoluzione, come se fosse apparentemente senza pretese, costantemente animato da un’ansia di ricerca per comunicare le sue emozioni.
Egli sembrava voler trasferire nella sua arte la sua vita, con la paura di non riuscire a completare il suo dire, siamo ad un artista con una personalità poliedrica specie quando, con il suo intimo silenzio, utilizzava i colori parlanti, con i quali riusciva a creare nuovi timbri tonali e nuove miscelazioni che portavano a vari nuovi toni cromatici, dignitosi, intendendo per “dignità” la capacità di infondere vita proprio ai soggetti.

I temi sono stati vari e spaziano dai paesaggi alle vedute della città, dalle rappresentazioni figurative, alla esaltazione del paesaggio con un cromatismo romantico e bucolico, passando a figure che esprimono volti affaticati, visi di contadini del nostro assolato Mezzogiorno, scuriti nel volto.
Sono gli stessi volti che mostrano la lotta per la sopravvivenza, la lotta per la vita con la dignità di chi lavora. È il mondo del lavoro quello di una volta, ingenuo, patriarcale rassegnato.
Di Castri, ha voluto cogliere lo spasimo di una civiltà contadina priva di macchine agricole ormai lontana. Egli sembra porre l’attenzione all’archeologia della civiltà contadina: i giovani popolani, il carrettiere, il falciatore, il fornaio/panettiere, il venditore di frutta e verdure, i pastori.
Sono una “galleria” di personaggi che arricchiscono la sua e la nostra mente, il suo e il nostro cuore, donandoci attimi di godimento sublime.
Tutta un’umanità viva e palpitante, serena e dignitosa che Giuseppe ha riproposto, raccomandandoci di “non dimenticarla”.
Per carattere, solitario ed estroverso, caparbio e forte, acuto osservatore, padrone della tecnica pittorica che ha girato e rigirato le figure, come se queste fossero state infuse di vita propria, in quanto sono proprio loro che riescono a trasmettere emozioni e pensieri di vita.

In riferimento ai temi sacri, ha avuto un modo personale di dipingerli, che ci fanno capire quanto egli fosse religioso, non bigotto ma intimistico, una fede per lodare la “Parola di Dio” ed esaltare la Madonna “Madre di Dio” ed in modo particolare la Madonna della Fontana, sua intima fede, alla quale aveva voluto, “quasi presago” riservare il suo ultimo lavoro.
Ogni lavoro di Di Castri, è permeato della sua malinconia, della sua gioia, della sua passione, dei suoi pensieri reconditi inespressi. Tutte le sue opere sono ricche della sapienza cromatica, della luce fondamentale che egli ha profondamente studiato.
Leggendo le sue opere, intimamente, ci parlano facilmente dell’artista, di quelle cose che ha espresso abilmente con l’arte ma che faticava a dirci con le parole.
Egli ci ha donato le sue sensazioni, i suoi sentimenti, le sue emozioni più care e ci ha mostrato un classicismo di maniera, un po’ retrò se vogliamo, percepibile da chiunque si appresta a vedere i suoi dipinti[1].
[1] Benvenuto Antonio, L’Opera pittorica di Giuseppe Di Castri, pp. 23/24, ed. CIDUE, Oria 2019.

