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Artisti Indimenticabili: Ar Giuseppe
di Antonio Benvenuto
AR GIUSEPPE, nato a Lucera (Foggia) nel 1898. Pervenuto alla pittura in autoformazione[1].
La sua arte rispecchia il carattere docile, e romantico e poetico come si evince dal suo utilizzo dei colori delicati con tenui passaggi cromatici.
I suoi soggetti preferiti sono i paesaggi, nature morte, le figure femminili, gli aspetti della tradizione paesana, come, mercati e fiere ecc.
Ha partecipato a diverse mostre nazionali, ed ha realizzato diverse personali ottenendo favorevole critica. Pregevole risulta l’opera: “Focolare spento”.
Giuseppe Ar nasce a Lucera da una famiglia di umili origini e si avvia in modo autodidattico agli studi della pittura, dove mostra un ricco talento artistico intuitivo.
Semplice e taciturno, dal carattere mite, nei suoi primi quadri emergono toni delicati e poetici, un’anima sensibile ed una personalità di artista provinciale incerta.
A Roma dal 1925 al 1928, raggiunge una maturità e trova la sua vena artistica che le è congeniale con l’approfondimento dello studio del disegno e della prospettiva sotto il maestro Antonio Mancini.
Le sue opere denotano questa sua svolta ed ecco, arrivano i primi successi e le prime mostre: la sua prima personale romana è visitata anche dal re Vittorio Emanuele III.
Nel 1931 espone alla I Quadriennale nazionale d’arte di Roma.
Non è fatto per la vita metropolitana e per questo preferisce rientrare nella quiete della sua Lucera, dove svolge attività didattica come insegnante di disegno, per oltre un ventennio.
La malinconia lo coinvolge e gli manca la sua arte, trova l’ispirazione e realizza le sue tele con aspetti di vita solitaria e quotidiana.
Nella maturità Ar acquista consapevolezza delle sue possibilità e acquista una tranquillità d’animo, per cui ponendosi di fronte alle figure le ritrae senza il velo della tristezza e della timidezza di una volta, dove l’elemento della luce non è più offuscato ma gioioso.
La sua è un’arte ove comincia a far prevalere la sua sagacia cromatica alla ribalta internazionale, riscuotendo i lusinghieri successi di critica che gli spettavano per la sua intensa pittura [2].
Il pittore muore a Napoli nel 1956, ma è sepolto nel cimitero di Lucera, in un’artistica struttura monumentale.
[1] AA. VV., Enciclopedia Universale, SEDA DELL’ARTE MODERNA, Ed.IDAS, p. 117, Milano 1969.
[2] Renzo Fanti, Poesia delle umili cose nella pittura di Giuseppe Ar, in «La Gazzetta delle Arti», 13 luglio 1947.

