Arte Bizantina

Arte Bizantina: Surrealismo “ante litteram”

Arti Visive

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Arte Bizantina: Surrealismo “ante litteram”

Sofia Katara – Xilogiannopoulos, scrittrice greca

Ogni volta che capita una visita ad una chiesa bizantina, lo spettatore rimane stupito, prima di tutto dal fatto che trova delle cose totalmente diverse di quanto aspettava. L’ aspetto esterno della chiesa, pieno di curve molli e sereni, sembra umile, come un abbraccio materno, come un nido protettivo, il rifugio del fedele che preferisce sussurrare a lui parole teneri anziché gridare ordini, norme e regole.

La sorpresa più intensa però si trova dentro. Dove ci aspettano le pareti coperte da affreschi che hanno pochissimo a che fare con le opere famose degli artisti del Rinascimento. O mosaici che sdraiano su campi d’ oro, bensì fatti di pietra o materie simili, però evidentemente senza peso! C’è una mancanza assoluta di normalità. Niente subisce le regole della Natura. Il Tempo non c’è. Tutto si apre davanti a noi in un Presente costante e permanente, il « nunc et semper » di Dio, che vive fuori del Tempo e tutte le sue  limitazioni. E lo stesso vale anche per lo Spazio.

Arte BizantinaI dimensioni sono solo due, tutte le figure sembrano piatte, bensì possono abbracciare con lo sguardo quasi ogni angolo perimetrico. I colori, vivaci e chiari, si mettono in strati. I volti, totalmente diversi di quelli della Pittura convenzionale. Il pittore non comincia con campi chiari e luminosi, per aggiungere poi le ombre. Al contrario, ogni volto ha una base originale scura e il pittore poi aggiunge luci, in un modo tale che il famoso « chiaroscuro » si presenta alla rovescia: invece di ricevere la luce naturale, che crea ombre, la persona santa raffigurata nelle icone letteralmente partorisce essa stessa la luce, la luce suscita dal suo profondo. Quindi, si tratta innegabilmente della Luce Spirituale. Simbolizzata anche dagli occhi grandissimi, l’ espressione serena e la mancanza di ogni indicazione di passione, dolore o ansia.

Le case, slanciate e sottili, decorate con drappi che danzano nell’ aria. I monti hanno sempre la forma del cono, ricami eleganti che riempiono il campo. Perché una caratteristica che non va assolutamente dimenticata è quella del cosiddetto « horror vacui ». Tutte le superfici vanno coperte con dettagli decorativi e simbolici.

Le icone non sono fotografie. Anche nel caso di santi recenti, di cui fotografie esistono, le loro icone seguono le regole dell’ arte. Perché l’ agiografo, deve digiunare, pregare, prepararsi prima fisicamente e mentalmente e poi provare ad imprimere non l’ aspetto fisico, ma soprattutto l’ anima e la situazione spirituale del santo o della santa. Prepara i suoi colori da solo, applicando ricette antiche, usando tuorlo di uovo, metalli, erbe e insomma tantissimi elementi naturali che rendono la sua opera indelebile e non solo metaforicamente. L’ iconografia rappresenta l’ Aldilà, il Paradiso, il quale non è luogo ma modo, non è « dove o quando » ma « come » e soprattutto « con Chi ». L’ Arte bizantina è da se una sfida insuperabile : come rappresentare con mezzi quotidiani cose che « occhio non ha mai visto e orecchio non ha mai udito e non hanno mai raggiunto il cuore umano », come scrive S. Paolo (Cor. A’).  E’ forse la prima volta nella storia dell’ Arte universale che l’ artista non vuole copiare la natura ma superarla. Raggiungere i confini dell’ anima, l’ istinto, e aggrappare l’ “Oltre”  per poi metterlo visibile al pubblico. Un pubblico di solito ignorante, senza destrezze elementari, come quella del leggere e scrivere, a  maggior ragione privo di qualsiasi conoscenza teologica. E miracolosamente, quelli fedeli umili capivano tutto ! Tutto ciò che Sinodi Ecumenici lottavano per esprimere ed articolare senza alcun tradimento della Verità. Quando parla l’ anima, quando lo spirito si apre libero, quando il sogno è permesso di dettare la sua versione della realtà, tutto è chiaro ed accessibile. Nella semplicità di un mondo intero nuovo, quasi neonato…

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