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AMORICO ALBERTO
di Antonio Benvenuto
AMORICO ALBERTO, artista nato a Foggia nel 1906. Auto formatosi, attivo in precocissima età, già nel 1922 partecipa ad una mostra di arte applicata Provinciale.

Aveva iniziato ad utilizzare la pittura come strumento per esprimere il suo pensiero e il suo talento. La sua arte era la “Puglia” i suoi colori “il mediterraneo” le sue espressioni panoramiche pittoriche erano il “sud”.
A dodici anni cominciò a maneggiare la matita nella bottega del padre barbiere a Foggia. Dipinse la sua amata terra con la passione vera che albergava nel suo cuore. Si ricorda il ritratto, sul letto di morte, del compositore Umberto Giordano, suo amico[1].
Artista fantasioso e poliedrico, utilizzava tutte le tecniche pittoriche, olio, pastello, acquerello, tempera, pittura murale, e con esse mostrava il suo ricco estro ed esprimeva le sue belle qualità di artista.
Molti i generi di dipinti: ritratti, nostri paesaggi, nature morte, scorci, figure in cui i soggetti divenivano la dominante scusa per esprimere i suoi forti sentimenti, il suo amore, la sua terra, la gioiosità della luce del meridione, sempre viva come una fiaccola che ardeva in seno, per chi non era a contatto con la sua arte poteva apparire “retrogrado” poiché con testardaggine, egli pensa alla sua arte e alle sue opere come paesaggi romantici di fine ottocento. La sua “semplice espressione” era arte spontanea, in cui non vi sono espressi percorsi cromatici obbligatori, data la sua versatile passione per l’arte e per il disegno.
La sua tavolozza, ricca e spontanea, in cui la scelta dei colori, esprime la sua poliedrica personalità di uomo d’arte e di uomo sensibile, gioca agli abbinamenti agli effetti chiaroscurali, attento a carpire ogni aspetto della luce, ogni particolare cromatico e il segreto insito nelle cose. Un artista che è stato pensiero e la forza espressiva espressa nelle figure che dipingeva.
La sua arte, quindi, non era la ricerca di nuove forme espressive pittoriche o di nuove tecniche, l’arte era un momento assoluto di riflessione in cui gli aspetti minuziosi erano determinanti. Non seguiva le avanguardie, poiché queste susseguono rapidamente, era invece l’artista che faceva vivere nei suoi dipinti il proprio sentimento coerente con la realtà. A Foggia nel 1925 la sua prima mostra personale, presso la Sala Consiliare, suscitò grande interesse tanto che, la ripropose nuovamente nel 1928, 1930, 1936 e finanche nel 1947.
Si trasferì al Nord nel 1928 a Rho (Milano), città ove visse definitivamente. Nel 1949 espose nella Sala Sarti di Foggia, il 1954 nella sala dell’Ariston di Foggia e al Palazzetto dell’Arte nel 1958 e 1961 sempre a Foggia. Mostrando quanto le stesse a cuore il luogo natio[2].
Fu molto attivo anche al nord come testimoniano le esposizioni in gallerie: Galleria Bianchi di Gallarate, Galleria Bolzani di Milano, Galleria Barcaccia di Roma, Galleria Prevosti di Varese. A tale proposito le opere più importanti: ritratto “Umberto Giordano sul letto di morte”, del 1947 ora presso il Museo Civico di Foggia; il dittico a olio “Regina Pacis” e il “S. Leonardo fanciullo” presso la Chiesa dell’Asilo di Artallo ad Imperia. Molte le opere in raccolte private che sono custodite in Italia e all’estero, nei musei e nelle pinacoteche. Venne a mancare ai vivi il 12 gennaio 1983 a Rho.
[1] AA. VV., Enciclopedia Universale, SEDA DELL’ARTE MODERNA, Ed.IDAS, pp. 95/96, Milano 1969. [2] Mario Melchiorre, La Pittura a Foggia tra Otto e Novecento, Ed. Leone, Foggia.
