N. Visite Pagina: 36
A Inteatro Festival Transfiguration di Olivier De Sagazan, pittore, scultore, performance artist francese nato in Congo che, in circa un’ ora, costruisce un’opera sul suo corpo e sulla parete dietro, con una azione dai tratti rituali in cui l’identità del protagonista si compone e scompone con la costruzione di maschere di argilla che l’artista costruisce, sfalda e sovrappone sul suo volto e sul suo corpo.
Perchè tutto è instabile e temporaneo, e De Sagazan è “sbalordito nel vedere fino a che punto la gente pensa che sia normale essere vivi. La deturpazione nell’arte è un modo di guardare la vita con nuovi occhi e prendere consapevolezza della sua stranezza”.
Al termine della performance sulla parete dietro resta una immagine che evoca la pittura di Bacon, ma l’intera sua azione ha tratti dolci e tratti violenti, suoni leggeri, cantilenanti e urla disperate (“Mamma”, “Padre”!), fino all’ ascolto dell’Andante “Nisi Dominus – Cum Dederit” di James Bowman & Tha Academy of Ancient Music & Christopher Hogwood, Album Vivaldi, Stabat Mater: “Ecce haereditas Domini filii Merces fructus ventris Fructus ventris”.
In questo mondo il viso ed il corpo sono complessi e problematici, ogni nuova maschera è un tentativo disperato di creazione, ma già in decadenza: possiamo tentare di ricostruirci, ma non possiamo sfuggire a noi stessi. Siamo alle prese con la nostra stessa esistenza, verso un esaurimento, un’esperienza non necessariamente piacevole.
“È indulgente, alienante e a volte piuttosto orribile, ma è uno spettacolo davvero sorprendente”. Transfiguration è apparso in Samsara, film di Ron Fricke e le opere di Olivier de Sagazan sono esposte al Museo delle Belle Arti di Denys-Puech di Rodez ed alla Galleria Vitoux di Parigi.

